Secondo la tradizione popolare, la Natura è popolata da piccoli esseri costituiti da materia sottile e denominati “elementali”. Tale parola è nata in ambito teosofico e indica la peculiare caratteristica di queste creature di appartenere a uno solo dei quattro elementi classici: aria, acqua, fuoco, terra. Questi esseri fanno parte del “Piccolo Popolo”, come viene definito nella tradizione celtica.

A parere della Blavatsky, gli spiriti elementali dimorano nell’etere e possono dirigere e maneggiare la materia eterica per produrre effetti fisici. Ciò vuol dire che essi creano la materia visibile condensando quella sottile o invisibile, modellandola secondo le immagini che ricevono dall’ambiente circostante o dalle forme-pensiero di spiriti superiori. In tal modo vive e cresce la natura, da quella inorganica nei suoi aspetti solido, fisico e gassoso a quella organica, costituita da piante e animali. Ad esempio, la crescita delle piante è dovuta alla cooperazione delle creature di tutti e quattro i livelli elementali: quelle della terra trasmettono alle radici le informazioni provenienti dal cosmo, che sono assorbite dal suolo; quelle dell’acqua operano da agenti chimici attraverso il fluido della linfa, trasformando l’etere in sostanze nutritive; quelle dell’aria  assorbono la luce e la tessono in forme. Infine le creature del fuoco trasmettono il calore del mondo alle piante, donando loro il potere fertilizzante.

Gli Elementali operano integrando la loro coscienza dentro le rispettive creazioni fisiche, seguendo le direttive di spiriti di gerarchia superiore, che forniscono loro una forma-pensiero. Questi spiriti in India vengono chiamati “Deva” e ognuno di essi consiste in una sorta di “anima collettiva”, che unifica o raggruppa più esseri viventi, come piante o animali, i quali non posseggono un io individuale come quello umano. In sintesi, il Piccolo Popolo non solo abita la Natura, ma ne sorveglia e guida i processi e le manifestazioni sotto la supervisione di entità superiori. La materia è dunque regolamentata e sostenuta da intelligenze di esseri spirituali di grado inferiore, i quali fanno sì che la materia sia percepibile ai sensi umani. Ciò che la scienza chiama “forza” è la manifestazione dell’azione di questi esseri, i quali per “corpo fisico” hanno l’espressione degli stati della materia nel  mondo fisico. Gli Spiriti Elementali vivono ed agiscono nell’ambito dei quattro elementi, che per noi corrispondono simbolicamente al piano fisico (terra), emozionale (acqua), mentale (aria), energetico/spirituale (fuoco).

Queste creature sorvegliano e guidano i processi e le manifestazioni della Natura, aiutati in ciò da Entità Superiori, creature feeriche e intelligenze angeliche. Lo Spirito è in ogni cosa, lavora e  feconda la materia e riproduce la vita. Ogni materia è animata e, perciò, gli Elementali si trovano ovunque: essi abitano, animano e caratterizzano la materia. Le forme elementali danno specificità agli spiriti creati dal Movimento Universale. Queste creature non possiedono il libero arbitrio, per cui non hanno responsabilità. Governano l’elemento a cui presiedono e lo incarnano: sono quell’elemento e agiscono secondo quanto la loro natura detta. Si può dire che “sono ciò che sono”, ad ogni modo molto difficili da domare. Nell’antichità, ci si sottoponeva a delle iniziazioni per essere poi in grado di collaborare con gli Spiriti Elementali. Gli Spiriti della Natura abitano il piano astrale ma possono avere anche manifestazione sul piano materiale, nell’ambito degli elementi Aria, Acqua, Terra e Fuoco. Gli Spiriti della Natura si suddividono in quattro classi in base al tipo di piano elementale che abitano. La loro esistenza in molti casi è di passaggio verso uno stadio evolutivo superiore e, per il tempo che passano qui, favoriscono l’evoluzione della vita vegetale e animale. Essi abitano nell’elemento della loro manifestazione e sono fatti di sostanza eterica, quindi, non sono comunemente percepibili dall’occhio umano, per lo meno a certe frequenze. La cultura popolare ha associato questi esseri al regno fatato e al Piccolo Popolo. Gli Spiriti della Natura sono responsabili del moto delle correnti di aria e acqua e stimolano l’istinto migratorio dei pesci e degli uccelli.

Paracelso (1494 – 1541), mago e alchimista, parla degli Spiriti Elementali nel suo volume “De Nymphis, Sylphis, Pygmaeis et Salamandris et coeteri spiritibus” e li suddivide così: Aria (Silfidi), Acqua (Ondine, Nereidi), Fuoco (Salamandre), Terra (Gnomi, Driadi). Io faccio riferimento a questa classificazione.

Paracelso parla di queste creature come esseri ne’ propriamente uomini ne’ propriamente spiriti, a metà tra queste due nature (condividono tratti dell’una e dell’altra) e prive di Anima. Da un lato, essi si comportano come spiriti, dall’altro hanno un corpo come quello umano, sono soggetti a morte e malattia e condividono con gli uomini gli umori e le abitudini. Per Paracelso, questi esseri alchemici legati ai quattro elementi occupano un livello intermedio tra realtà fisica ed evanescenza spiritica e perciò solo pochi sono in grado di percepirli. E’ molto difficile che questi esseri si facciano vedere, per cui è raro incontrarli. Paracelso afferma che gli Elementali non possono essere definiti né buoni né cattivi, in quanto non hanno coscienza della differenza tra Bene e Male. Queste entità si trovano ovunque e sono pronte a rispondere ai moti psichici riflessi nell’aura umana.

 

Terra

Tra gli Spiriti della Natura, Gnomi (insieme a Coboldi e Nani) e Driadi presiedono all’elemento Terra.

Gli Gnomi appaiono come elementali della terra nel folklore norreno ed europeo. Nella tradizione nordica, erano rappresentati come creature tozze e schive, avare e ben piazzate. La loro peculiarità sono le profonde gallerie che sono in grado di scavare come abitazioni, creando così una comunità allargata e in perfetta armonia con le creature del bosco, dove vivono. Queste creature hanno uno spiccato senso pratico e possono trasformare i componenti della materia in strutture solide, combinandoli con le energie sottili. Gli Gnomi sono i guardiani del Regno Minerale e si occupano di tutto ciò che avviene sotto la superficie della crosta terrestre. Costoro governano i fenomeni di formazione di rocce, minerali e metalli e i processi di formazione dei sali che, insieme all’acqua, vanno a costituire il nutrimento delle piante. Gli Gnomi abitano le viscere della terra, il sottosuolo, le montagne, le caverne e tutti quei luoghi che hanno un’analogia con la loro natura tellurica, nonché i boschi. Sono abili forgiatori di metalli e custodi di ricchezze. Piccoli di statura e dotati di una grande forza, essi sono degli instancabili lavoratori. In moltissime culture si esalta la capacità degli Gnomi di lavorare i materiali della terra con una maestria senza pari. Nelle leggende, come con le altre creature fatate, ingraziarseli porterebbe ad un’amicizia fruttuosa che si basa sulla “conoscenza” come tesoro.

Ci sono leggende che li dipingono come avari custodi di tesori. Si dice infatti che nascondano una pentola d’oro alla base della coda dell’arcobaleno e chi si dimostra capace di raggiungerla se ne può impadronire. Una natura quindi burlesca perché l’arcobaleno è un effetto ottico dovuto alla luce che passa attraverso le gocce d’acqua sospese nell’umidità dell’aria; di conseguenza, non esiste un luogo dove inizia e dove finisce, cambiando colore ed esistenza in base all’angolazione della proiezione della luce. La pentola è quindi simbolo dell’irraggiungibilità dei sogni e lo Gnomo diviene il detentore di un segreto irrisolvibile. Il segreto è  riferito al lato oscuro della morte, della rinascita, della crescita e della vita. Questo ciclo, che è strettamente legato alla terra, è anche associato al tesoro stesso, che potrebbe in realtà essere riferito all’abbondanza della terra, alla fertilità. Lo Gnomo custode di tesori sarebbe padrone della materialità stessa delle terra, della determinazione, ma ritorna anche appunto all’abbondanza e ai segreti di questa abbondanza.

Gli Gnomi si manifestano come energie pure di colore verde/marrone. I luoghi adatti per entrare in contatto con queste creature sono le montagne, le caverne e le miniere e il momento migliore della giornata è quello che segue il tramonto.

Le Driadi si prendono cura del Regno Vegetale, operando processi di trasmutazione alchemica e armonizzando le energie con la loro danza: nutrono e sostengono la crescita e lo sviluppo delle piante e degli alberi (Regno Vegetale) e amano rivolgere le loro attenzioni anche agli abitanti del Regno Animale. Le Driadi di cui stiamo parlando appartengono alla classe degli spiriti che operano in seno alla Natura e si differenziano dalle Signore del Regno Feerico, la cui esistenza è correlata alla salute materiale e spirituale del pianeta. Le Driadi sono fanciulle bellissime. Indossano abiti verdi o marroni simili alle foglie o al tronco dei rami degli alberi, di solito noci o querce, sui quali trascorrono una vita riservata; si può dire, anche che la Driade sia l’albero e viceversa. La vita di queste creature è legata all’albero di cui sono custodi: se muore o viene tagliato, esse seguono la sua sorte.

Le Driadi sono legate in particolar modo alla quercia. La tradizione, infatti, vuole che siano le protettrici degli alberi secolari delle foreste e nemiche dei boscaioli e di chi non rispetta la sacralità dei boschi. Il termine “Driade” deriva appunto dal latino “Dryadem” e dal greco “Dryàda”, che a loro volta derivano da “Drys”, che significa “albero” o “quercia”. Il termine infine si riconnette al sanscrito “drus”, che significa “legno”. Si tratterebbe di creature connesse in maniera simbiotica ad una quercia in particolare, al punto da poter sopravvivere nella loro immortalità solamente finché anche la quercia prospera. La morte, il taglio o il decadimento della quercia causerebbe la morte della Driade. In genere venivano rappresentate come giovani donne dalla pelle color verde/marrone con la consistenza della corteccia d’albero, vestite di foglie e i loro capelli muterebbero di colore seguendo il corso delle stagioni. Sarebbero capaci di tramutarsi in una pianta istantaneamente o addirittura di passare da un albero all’altro per muoversi attraverso lunghissime distanze, utilizzando le piante come “portali” comunicanti tra loro. Nel caso che la quercia morisse e con lei la Driade sua protettrice, ci sarebbe la possibilità di farla rinascere, sempre secondo la tradizione, ripiantando una delle ghiande generate dalla pianta madre e farne ricrescere una figlia. Secondo la mitologia greca, le Driadi erano figlie di Nerèo e Dori e incarnavano la forza e la rigogliosità dell’intera foresta. Rappresentavano il lato selvatico della femminilità, che si incarnava in divinità sotto forma di Artemide. Infatti la terra è un elemento femminile. Le Driadi venivano rappresentate talvolta come creature spensierate ed estremamente affascinanti, assolutamente non aggressive, ma pronte a tutto per difendere gli alberi da chi li danneggia o fa loro del male.

 

Acqua

Gli Spiriti che popolano le Acque hanno una natura umorale, sensibile ed instabile e sono numerosi, differenziandosi a seconda del luogo dove abitano. Le Ondine (tradizione norrena) si trovano sia negli abissi marini  – che condividono con le Sirene – sia nei laghi, nelle sorgenti, presso cascate e ruscelli i quali scorrono fino al mare dove possiamo trovare Ninfe, Nereidi e Naiadi (tradizione greca). Tali Spiriti vivono in simbiosi con l’acqua dei fiumi, dei laghi, delle cascate, delle sorgenti. Questi esseri captano e indirizzano l’energia vitale nelle acque, rigenerandole e rivitalizzandole continuamente con il loro costante movimento, fornendo i presupposti per la generazione e il mantenimento della vita. L’esistenza delle Ondine si lega strettamente al loro Elemento; ad esempio, se un fiume si inquina o si prosciuga anche la creatura a lui connessa perisce. Queste Figlie delle Acque sono descritte in numerose mitologie e a volte sono deificate: creature dalla bellezza eterea, spesso nude o a cavallo di animali fantastici e tritoni, possiedono un innato magnetismo, il quale è percepibile nel loro struggente canto e nei rapidi movimenti simili ai flutti e ai gorghi. A seconda delle tradizioni il loro aspetto cambia da donne bellissime a mostri marini. L’unica cosa che rimane stabile nel loro aspetto è l’ibridazione tra un essere acquatico e uno antrompomorfo.

Per i popoli germanici, le Ondine sono le figlie del Dio del Mare, preservano le navi dai naufragi e salvano le vite dei marinai. Nella tradizione greca, invece, le Nereidi  erano letteralmente ninfe figlie di Nereo e Doride. Sempre secondo la tradizione, esse non erano affatto amichevoli, e come le Ondine, distraevano con il loro canto i marinai, attirandoli verso gli scogli. Da principio pare che la nereide non avesse un’approssimazione sessuale, se vogliamo vederla così. Si trattava di creature di natura acquatica. Col tempo hanno preso forma di donne bellissime, che spuntavano dalle onde solo per metà e mostravano il seno nascondendo così la coda pisciforme e squamosa, quanto meno finché non era troppo tardi e i giovani attratti venivano catturati e affogati. Le Ondine, le Nereidi e le Sirene appaiono quindi tutte come ammaliatrici che portano alla morte. Ma la più grande dualità che traspare non è tanto la musica o l’ammaliamento in sé. È lo stimolo alla sessualità (sono donne bellissime e nude) ma anche alla conoscenza. L’acqua, come elemento passionale, emotivo è anche simbolo di divinazione e profezia. Questo tipo di elementale è portato alla saggezza come ritualistica iniziatica, ermetica. Per questo è associato alla musica e al mare, che da sempre ha ispirato soggezione e paura, per gli oscuri abissi dei suoi segreti, per la voracità con cui si nutre di chi non lo rispetta. Ma l’acqua è anche associata alla morte (e le Sirene, se vogliamo, conducono alla morte).

Le Ondine appartengono all’Elemento Acqua in senso lato, perciò le possiamo trovare nei fiumi, nei laghi, nelle cascate e in tutti gli specchi d’acqua. E’ possibile cerare le Ondine presso le sponde di fiumi e laghi, in luoghi isolati e tranquilli, oppure sul mare o tra gli scogli. Le ore migliori per avvistarle sono quelle dell’alba e del tramonto. Le Nereidi si manifestano su questo piano come pure onde marine o come creature a metà tra un uomo/donna e un pesce. Come gli altri elementali,  sono energie allo stato puro di forma sferica e di un colore azzurro/bluastro ed è possibile vederle solo in determinate condizioni.

 

Aria

L’Elemento Aria è dominato dalle Silfidi, le quali governano le correnti aeree, addensano o disperdono le nuvole e creano i venti. Queste creature sono dei messaggeri abili e molto veloci e tramite le correnti d’aria veicolano informazioni come pensieri, idee, archetipi, immagini, diffondendole attraverso il vento. Leggere, abili e ineffabili, le Silfidi arricchiscono di prana il respiro di ogni essere vivente. Inoltre, esse possono fungere da mediatrici tra il Piano Angelico e il Regno Umano, divenendo portatrici di ispirazione e Grazia Divina. Impalpabili e leggere, cangianti ed evanescenti, le Silfidi possiedono le ali e colori luminosi e solcano il cielo veloci e sinuose, spostandosi con le correnti d’aria. Queste creature timide e, a volte, ingannevoli possono raggiungere  età millenarie mantenendo sempre un aspetto giovane. La parola “Silfide” deriva dal greco “Silphe”, che sta a significare letteralmente “farfalla”. Infatti le ali delle Silfidi sarebbero proprio quelle delle farfalle (una delle loro manifestazioni). Quando le Silfidi assumono forma umana, appaiono come creature snelle e slanciate, con lineamenti sfuggenti e con ali immense sulla schiena.

Vivono nel vento e possono essere incontrate in luoghi aperti come le pianure oppure le montagne con le loro altezze e i posti molto ventosi, soprattutto al mattino presto e in primavera. Secondo la tradizione fatata, il momento più adatto per vederle ed interagire con loro sarebbe la Vigilia di Mezz’estate, ossia Litha. In quel momento magico le Silfidi si rivelerebbero agli uomini e talvolta, cercherebbero anche un compagno per una notte. Sarebbero infatti capaci di mutare le proprie sembianze a piacimento, in modo da ingigantire la propria forma fino a raggiungere una statura pari a quella umana. A Litha, la tradizione vuole che si lascino in dono alle Silfidi latte e miele e che in cambio loro portino fortuna, abbondanza e sogni ispiratori. Le Silfidi infatti, in quanto Spiriti d’Aria, sono le muse dei poeti e parte del loro compito è proprio quello di favorire l’arte e la bellezza.

Si dice che il canto delle Silfidi renda immemori ed inconsapevoli del passare del tempo le persone che lo odono. Non sono esseri di natura gentile, ma come gli elementi, neutrali. Essere cortesi con loro genera cortesia, maltrattare loro o i luoghi a loro cari porterebbe grandi sventure o, peggio, la perdita stessa della ragione. Le Silfidi sono le protettrici del sonno, dei sogni e del lavoro magico, nonché le depositarie della conoscenza e vengono invocate per ottenere appunto saggezza e perché siano realizzati i desideri.

 

Fuoco

Gli Spiriti della Natura che appartengono al Fuoco prendono il nome di Salamandre. Si tratta di esseri vivaci, che sono in grado di condurre la luce e il calore in varie forme ed intensità, da quella calda e radiante dei raggi solari a quella crepitante e bruciante della fiamma viva. Le Salamandre abitano presso i vulcani in attività, nelle zone desertiche molto assolate e, in genere, nei fuochi. Sono agili e snelle, hanno un aspetto di lingue di fuoco o sfere luminose che balenano nell’aria. Il loro corpo è formato da pura energia e il carattere focoso le rende piuttosto incontrollabili. Inoltre, l’istinto delle Salamandre le porta a convivere con la forza distruttrice del fuoco, con la quale si identificano. Come è nella natura del fuoco, la loro è un’energia di purificazione, di rigenerazione e vibrano ad altissime frequenze. Come aspetto, la Salamandra sarebbe una pura energia rossastra di forma sferica, quando si manifesta su questo piano. Apparirebbero addirittura come donne sottili come lingue di fiamma che danzano nei caminetti e nei fuochi evocativi. Le Salamandre sono responsabili della regolazione del calore che genera la vita in ogni sua forma e in tutti i Regni (Minerale, Vegetale, Animale, Umano), come nei processi di trasformazione e metabolismo. La loro natura solare fa sì che si possa incontrare queste creature in special modo in estate. Secondo la tradizione cabalistica, le Salamandre hanno un’affinità con le Energie Angeliche dei Cherubini e dei Serafini e possono far loro da tramite accelerando in noi i processi di trasmutazione interiore nei percorsi di ricerca spirituale e nella connessione col Divino.

 

Elfi

Si dice che gli Elfi discendano dal popolo dei Tuatha De Danaan (il popolo della dea Danu o Fata Morgana), coloro che occuparono anticamente l’Irlanda e facevano uso delle arti magiche. Nei miti più antichi essi arrivarono dal cielo avvolti in una nube, conquistando l’intera isola, dove regnarono per centinaia di anni, fino all’arrivo dei Gaeli. Questi ultimi si sostituirono ai Tuatha, costringendoli a ritirarsi nel Regno Faerico, un luogo magico da essi stessi creato e dal quale ancor oggi fanno ritorno in qualche rara occasione. Un luogo oltre il tempo e lo spazio, che è in comunicazione con il mondo degli uomini tramite varchi e portali situati presso monti, colline, tumuli, cerchi di pietre, specialmente dove cresce il biancospino. Si tratta della Terra di Mezzo, dove sono conosciuti come “Il Popolo delle Colline”, in quanto abitano all’interno di esse, oppure nelle foreste e sugli alberi. I Tuatha De Danaan sono anche noti come Sidhe, un termine con cui nelle leggende celtiche viene indicato il Popolo Fatato.

L’Elfo è uno spirito della mitologia norrena, simbolo delle energie degli elementi e delle forze naturali, creatura collegata altresì alle stelle. E’ simile ad un umano, dal quale si differenzia però per alcune caratteristiche, come la forza e l’agilità fuori dal comune, l’aspetto filiforme e le orecchie a punta, la vista e l’udito ipersviluppati, la telepatia, lo sguardo profondo e penetrante. Inoltre, rispetto agli uomini gli Elfi invecchiano molto più lentamente e vivono centinaia di anni, senza conoscere le malattie. A volte possono decidere di rinunciare all’immortalità per amore degli uomini oppure possono morire per un grande dolore. Generalmente sono creature pacifiche ed eleganti, dotate di una vasta sapienza nel campo della magia e amanti della poesia, del ballo e della musica. Generalmente sono benevoli nei confronti degli esseri umani, ma non amano farsi vedere e sono sempre loro a decidere di comparire davanti agli occhi di un uomo, altrimenti possono mutare forma o rendersi invisibili. Si dice che gli Elfi siano stati i primi ad usare la parola e che in seguito avrebbero insegnato a tutte le altre razze l’uso del linguaggio. Infatti, essi chiamano se stessi “Gli Oratori” e possiedono un linguaggio molto musicale, con il quale compongono poemi e canzoni tramandate nelle loro tradizione orale. Gli Elfi hanno una natura notturna, ragion per cui non dormono mai e riposano meditando. Inoltre, hanno un grande rispetto per la Natura, che essi considerano come una madre.