Fino a 5000 anni fa, prima dell’avvento del patriarcato, esistevano civiltà matrifocali e matrilineari, in cui le donne erano al centro della società e della cultura. In queste società l’elemento femminile era investito naturalmente di autorità e considerazione senza bisogno di coercizione perché la visione della vita, i culti e i simboli erano femminili. Il ciclo mestruale e il corpo femminile erano centrali nell’approccio all’esistenza, tanto da essere considerati sacri. Il sangue mestruale era ritenuto fonte di vita, rigeneratore e generatore di nuova vita. Il mestruo, sangue versato naturalmente senza violenza e sacrificio, caratteristica esclusivamente femminile, diede avvio alla civiltà poiché fu dalla sua ciclicità che gli uomini presero coscienza dello scorrere del tempo: di mese in mese le mestruazioni ricomparivano, accompagnate e determinate dalle fasi lunari, collegamento che fu chiaramente stabilito fin dalle epoche più remote. Il primo calendario era perciò lunare e non solare, un anno era composto da tredici mesi, così come le donne avevano tredici cicli mestruali all’anno. A testimonianza di questa concezione del tempo, i più antichi calendari ritrovati sono oggetti a forma di bastone con 13 tacche, che rappresentavano i mesi lunari di 28 giorni. Era inoltre chiaro il legame della luna con la gravidanza, il parto, la semina e la crescita delle piante, con la vita animale e le maree. La stretta associazione delle donne con i cicli della natura era evidente e oggetto di venerazione. La nascita dal corpo della donna della concezione dello scorrere del tempo trova riscontro da un punto di vista linguistico nel termine latino mens e in quello greco men/menos, che significano luna, mese e misura. Dal termine greco metra, utero, deriva la parola “metro”, a indicare l’unità di misura (in origine temporale) identificata con il mese lunare, corrispondente appunto con il ciclo mestruale. Il ciclo dell’utero era il metro della donna e questa parola veniva utilizzata sia per il ciclo lunare sia per la misura temporale del sangue della donna. Il significato letterale della parola “mestruazione” è “cambiamento di luna”. Il senso del sacro nasce dal corpo femminile, capace di creare vita e di essere in collegamento con l’energia cosmica. Lo sviluppo della coscienza dell’umanità si fonda sul codice biologico del sanguinamento della donna e sul suo riconoscimento spirituale come mistero di trasformazione.

Secondo Jutta Voss, i miti e gli archetipi collegati al femminile e alla figura della Dea si sono sviluppati dall’esperienza della materia e del corpo della donna, rivelandoci come si sia evoluto l’uomo spiritualmente. La Dea rappresenta una personificazione dell’esperienza del mondo  tipica di un’epoca in cui fiorì una civiltà fondata sui valori matriarcali del femminile, che concepì come unità inscindibile la realtà materiale e spirituale umana. La Voss parla dello sviluppo degli stadi evolutivi della coscienza come processi energetici basati su una stessa energia primordiale in continua trasformazione, nei quali la materia presenta la stessa matrice dello spirito, solo a una più bassa frequenza. Partendo da questo presupposto, la studiosa afferma che la struttura energetica dei miti è una copia della struttura energetica della materia, arrivando alla conclusione che i processi biologici femminili hanno costituito la base per l’elaborazione mitologica dei simboli e degli archetipi collegati alla Dea. In particolare, la Voss sottolinea come l’immaginario religioso primordiale sia stato determinato dalla concretezza corporea del ciclo del sangue mestruale, dell’uovo e del seme, tutti elementi presenti nella biologia della donna, proiettati a livello immaginale nell’ideazione di modelli di pensiero, mitologie e cosmogonie. Il sangue mestruale può pertanto essere considerato l’inizio della religione e il ciclo mestruale in tre fasi costituisce l’archeopotenza che ha messo in moto fisicamente, psichicamente e spiritualmente il processo dell’evoluzione umana. In questo senso, tutta l’evoluzione storica della coscienza umana ha le sue radici in modelli originariamente femminili, i quali sono diventati storia.

L’immagine matriarcale del mondo ha origine da molti cicli tra loro collegati: il cosmo coi suoi corsi ciclici, la luna con le sue fasi e la sua regola-misura, il ciclo mestruale e la sua regola rossa, la Dea ciclica nella sua triformità, le nozze sacre e la ripetizione della ciclicità della fertilità, le stagioni e la misura della fertilità dell’utero-terra, le danze rituali circolari, i cicli psichici dello sviluppo della coscienza attraverso le esperienze di cambiamento. Per Jutta Voss, la donna mitico-matriarcale è essa stessa il ciclo, essendo identica all’elemento del suo sangue: è totale, è elemento del cosmo. La donna, a causa del ciclo mestruale, che rappresenta l’energia originaria unitaria, reca in sé l’ordine cosmico. Il suo utero-vaso corrisponde alla volta della caverna e a quella del cosmo. Essere in armonia voleva dire vibrare insieme alle leggi cicliche della natura, collocarsi nei ritmi corporei che sono esperibili nell’utero e nel ciclo del sangue, verificabili praticamente. La donna era vista come colei che partorisce la vita ed è indispensabile nel rapporto con la prole, per cui la predominanza biologica non era in discussione. Essa era anche colei che fa rinascere sul piano sacrale e perciò la sua autorità sociale si estese naturalmente anche alla dimensione invisibile. La donna era l’utero dal quale proviene la vita, che era concepita come eterna anche nella morte. Metafore della sua potenza sacrale erano sia il continuo ritorno del sangue femminile sia il costante cambiamento della luna. La caverna-utero era concepita come il luogo di culto del ritorno. I valori centrali del culto erano femminili.

La luna e le sue fasi (crescita, pienezza, decrescita, assenza) rappresentano un archetipo antichissimo e complesso, il simbolo di tutto ciò che è ciclico, di tutto ciò che è vita e per sua natura ha un ritmo che si ripete, come il nostro respiro…  I cicli e I ritmi hanno a che vedere con le direzioni che prendono le energie. 

L’assenza, la luna nera, che culturalmente è stata poi interpretata come morte, è un passaggio, un punto in cui l’energia inverte la sua direzione. Dal punto di vista del movimento, sia la pienezza che il vuoto sono punti “morti”. Anche il pieno è un passaggio in cui la direzione, prima di invertirsi, è nulla. La luna è sempre nel cielo. Nelle notti di luna nera ciò che scompare è la sua luce, mentre il suo disco oscuro è stagliato nella volta celeste.  E’ davvero raro trovare nelle antiche cosmogonie la luna nera associata ad una dea che in quella fase muore. La morte coglie ciò che la circonda, che viene privato della sua luce. L’occultamento, semmai, è il matrimonio, lo hyerogamos fra la luna e il sole (infatti la luna ci appare “nera” quando è congiunta al sole, sta cioè sulla linea fra noi e il sole). La luna, come il sole, scompare nella maggior parte dei miti solo in riferimento al suo moto giornaliero, al suo sorgere e tramontare, non in riferimento al suo moto mensile, alle sue fasi. Non a caso Marija Gimbutas ha mostrato che il nero, nel Paleolitico e nel Neolitico, è il colore della fertilità, della vita. Il colore della morte è il bianco. E’ importante e necessario fare una distinzione e renderci conto che è il ciclo del sole a determinare il ciclo vita/morte. E’ il principio maschile che nasce, cresce, invecchia e poi muore, come il re dell’anno e gli antichi dei della vegetazione: Attis, Tammuz, Damuzi, per giungere fino a Cristo. La Dea, la Luna, principio femminile, sembra legata ad un altro tipo di moto, la pulsazione verso l’alto/verso il basso, come nelle dee Inanna, Ishtar, Iside, Persefone e tutte le dee che viaggiano dal mondo sotterraneo a quello terrestre. La Dea non muore mai e instancabilmente dà origine alla nuova vita dopo aver accolto in sé la vecchia. Conosce il mondo ctonio come quello celeste, le energie del profondo e quelle invisibili. E’ fonte di vita e di morte in tutto ciò che è vivo, di ogni cosa è principio e fine.

Il sangue mestruale è sangue di vita, non di morte. Nella preistoria e per tutta l’epoca neolitica (dal 30.000 al 2.000 a.C.), il colore rosso dell’ocra caratterizzava oggetti e figure rituali. Su manufatti e figurine, nonché lungo le pareti dei templi, sono state ritrovate tracce di ocra rossa, tanto che a oggi la presenza di tali tracce viene considerata prova dell’uso rituale dell’oggetto. La fertilità della terra era assicurata, nei riti primaverili, dal passaggio delle donne col mestruo che ne risvegliavano il potere generativo attraverso le gocce di sangue, capaci di rendere la terra feconda. La Dea nel suo volto di generatrice e madre era rossa, come rossa era l’ocra che tingeva gli spazi e le figure sacre. La donna è fertile finché c’è sangue ed era evidente per gli antichi che era il sangue l’essenza della vita, tanto è vero che, scomparso il sangue, dopo 10 lune appariva un bambino. I bambini dunque erano “fatti di sangue” e il Mistero Sacro – origine di ogni religione – stava nella trasformazione del sangue in vita che si opera nel corpo femminile. In molte antiche cosmologie la razza umana viene creata dall’argilla e dal sangue ad opera della Dea. Il sangue della donna, da cui sorgono sia la creazione umana che quella del cosmo, è la potenza primordiale della Dea e da esso nascono sia l’idea religiosa della divinità femminile triforme (fanciulla-madre-anziana), sia l’immagine mitico-ciclica del mondo. Come afferma Jutta Voss, il ciclo mestruale viene proiettato fuori dal corpo e spiritualizzato, formando così la pura cultura matriarcale. La Voss, inoltre, nota come tutti i riti iniziatici dei primordi ruotino intorno al sangue, il quale è santificato e numinoso e costituisce il primo sacramento dell’umanità: sacer mens, da cui “sacramento” appunto, può essere letteralmente tradotto come “mestruazione sacra”.

Nel tempo alcuni animali furono adottati come il simbolo dell’energia del cosmo in costante rinnovazione e dei Misteri del femminile ad essa collegati. La femmina del cinghiale rappresentava il vaso-utero che ha dato origine al mondo; la sua schiena curva era associata alla volta celeste, nello stesso modo in cui la sua pancia era vista come la “coppa inferiore” percorsa dagli astri quando non erano visibili, continuamente ingoiati e ripartoriti dalla Dea cinghiale in un moto perenne. Tale coppa è il simbolo della luna nera e del regno dell’Oltretomba, nel quale anche gli uomini devono viaggiare dopo la morte per rinascere a nuova vita. Utero, caverna e cosmo trovano la loro personificazione nella Dea-maiale, dalle cui rotondità sarebbe nato il cosmo e dalla cui bocca fuoriesce una lingua rossa, simbolo del sangue mestruale. A parere di Jutta Voss, accanto alla tripartizione dell’anno scandita dai maiali sacri e dalla loro gravidanza di quattro mesi nasce la tripartizione dell’anno, della Dea e dei colori a lei associati, i quali colgono l’essenza della luna, le sue trasformazioni, le lunazioni e la mestruazione fisica. La tripartizione suddetta non ha a che fare con la luna reale, che infatti possiede quattro fasi (considerando quella della luna nera come autonoma), bensì con le fasi del ciclo uterino, che viene proiettato sulla luna. Il colore bianco sta a indicare l’aumento del sangue, il colore rosso la pienezza del sangue e il nero descrive la sua diminuzione intesa come sterilità dall’ottica dell’interno dell’utero. La studiosa arriva a questa conclusione osservando la gravidanza dei maiali, che si ripete per quattro volte all’anno (un terzo dell’anno). L’anno diviso in tre parti che si celebra nei riti è per un terzo il periodo della disponibilità a concepire, per un terzo il periodo della gravidanza-fertilità e per un terzo, infine, quello della sterilità e dell’attesa. Quest’ultima era la fase che veniva celebrata come il tempo sacro del cambiamento che prepara il nuovo inizio. Afferma perciò la Voss che per via della visibilità del sangue mestruale si formò l’idea che nell’utero dovesse verificarsi mensilmente una trasformazione ciclica del sangue. La Dea luna è una dea delle lunazioni e del ciclo mestruale.

Altro importante animale associato al ciclo mestruale è il serpente, che per la sua particolarità di mutare la pelle è da sempre stato collegato al ciclo vita-morte-rinascita e alla luna. Come lei, signora dell’eterno susseguirsi di nascita e morte, il serpente cambia il suo aspetto, seguendo l’eternità del tempo. E’ il simbolo originario del ciclo che non ha mai fine, della forza in eterno rinnovamento del sangue femminile. Esso è “colui che risveglia”, connettendosi alla comparsa del ciclo mestruale nelle donne, segnando il momento di passaggio in cui, tramite il sangue, si acquisisce la capacità di generare. Ancora oggi in molte culture tribali si ritiene che sia il morso di un serpente, portatore del cambiamento, a provocare il menarca. Essere ctonio, esso si lega ai poteri che originano la trasformazione ed è il guardiano della conoscenza ancestrale legata al passaggio dalla morte alla nuova vita. Il serpente è inoltre connesso al potere generativo, alla fertilità , alla sessualità e alla sacra unione degli opposti. Pythie, cioè serpi, erano chiamate le sacerdotesse e profetesse della Dea Serpente, guardiane del potere oracolare connesso alla terra e alle dimensioni divine. Le Pitonesse erano, dunque, le messaggere della Dea e sue voci sacre, dirette intermediarie tra la dimensione celeste e quella terrestre.

Le donne sono per natura cicliche; la loro ciclicità è parte di quella più grande dell’intero universo. Così come si evolvono le stagioni, le donne passano da un’essenza a un’altra. La natura della donna, a differenza di quella maschile che segue il principio della linearità – prevedendo un pensiero logico, consequenziale, cumulativo –  è incline ad un approccio circolare e ritmico, all’analogia, all’intuizione, al sentire. La sua essenza la conduce in uno stato di perenne ricettività e creatività. Così come la natura crea e distrugge, la donna è portata a costruire e a disfare, crea e disfa se stessa ogni mese, rinnovandosi e rinascendoE’ fondamentale per ogni donna prendere coscienza del proprio ciclo mestruale, poiché esso è uno strumento importante di conoscenza di se stesse e di allineamento ai moti cosmici e alle fasi della Natura. Per tutto questo periodo, la donna vive in un ritmo ciclico, in un tempo che ha una qualità ciclica, in perfetta armonia con il tempo della Natura, che è anch’esso ciclico. Prendere coscienza di come il corpo si muova in sintonia col ciclo mestruale e con le fasi lunari significa anche comprendere l’effetto che esso ha sulla nostra personalità, sulle nostre energie fisiche, mentali, emozionali.

Il ciclo mestruale può dunque essere visto come ciclo di eventi piuttosto che come andamento lineare e consiste di quattro fasi: preovulatoria, ovulatoria, premestruale e mestruale. 
Tali fasi hanno diversi aspetti e rivelano il legame che la donna già naturalmente possiede col suo utero. E’ importante che la donna impari a comprendere il suo ciclo, ad accettare i cambiamenti che esso produce e ad essere fedele alla sua natura, in modo da riconquistare anche il suo equilibrio, che è diverso da donna a donna all’interno di un andamento che ci accomuna tutte. La luna e il ciclo mestruale sono fortemente connessi poiché il corpo femminile è sensibile alle fasi lunari.

Di solito, si usa la parola “ciclo” per intendere i giorni di sanguinamento, in media 5 giorni ogni 29. In realtà il concetto di ciclo è collegato a tutto il processo che va dal primo giorno di mestruazione fino all’ultimo prima della mestruazione successiva. Il ciclo medio è di 28/29 giorni come quello lunare e come quello lunare ha 4 fasi. Molte culture ancestrali hanno ricollegato il ciclo mestruale a quello lunare per il suo crescere e decrescere di energia e sensualità. La durata del ciclo sinodico della luna è di 29 giorni, dodici ore e 44 minuti e il ciclo della donna può variare rispetto a questo ed essere leggermente più corto o più lungo, corrispondendo così a fasi diverse della luna. La maggior parte delle donne però interagisce con questo ciclo in due modi: le loro mestruazioni coincidono – o sono molto vicine – con la luna piena oppure con la luna nera. A questo ciclo fisico si accompagna un vivere ciclico che si accorda col ritmo vitale della Natura. Ad ogni momento lungo il ciclo corrisponde un’energia, uno stato che è insieme fisico ed emotivo, di energia e di disposizione mentale. E’ importante conoscere le diverse fasi e le loro caratteristiche per imparare ad assecondare le energie del momento, a scorrere con il fiume assecondando il flusso.

Miranda Gray fa un parallelismo tra le fasi lunari, le età della donna e le stagioni, arrivando così a suddividere le quattro fasi della natura e della vita: la primavera è la bella fanciulla innocente, l’energia del rinnovamento e dell’ispirazione, la luna crescente, nonché la fase preovulatoria del ciclo mestruale. L’estate è la luna piena e rappresenta l’energia della fecondità, la fase dello sviluppo e dell’ovulazione. L’autunno è la luna calante ed indica il ritiro dell’energia, il rilascio dell’ovulo che, se non è fecondato, apre la strada alla creatività scollegata dalla riproduzione. Questa è la fase dell’Incantatrice, ossia un’immagine di donna sessualmente potente che ha un forte potere seduttivo. Infine abbiamo l’inverno, un periodo di distruzione e trasformazione, una fase di oscurità, che corrisponde alla luna nera, la fase delle mestruazioni, la Strega.

Le energie della Vergine sono dinamiche e radianti. Tale è la fase che sorge con la fine delle mestruazioni e termina con l’ovulazione. E’ un periodo di rinascita, energia nuova ed entusiasmo in cui la donna, libera dal ciclo procreativo, appartiene solo a sé stessa. Si sente sicura di sé, determinata ed ambiziosa, fresca e aperta a nuove conoscenze. E’ un buon periodo per iniziare nuovi progetti, si è più proiettate verso l’esterno.

L’energia della Madre corrisponde alla fase dell’ovulazione ed è un periodo in cui la donna si apre all’altro, con attenzione verso i suoi bisogni. Questo è un momento di forza ed energia privo di egocentrismo. Le necessità personali perdono di importanza e la donna diventa attenta soprattutto ai bisogni del prossimo, irradia amore profondo e armonia. In questa fase la donna è in grado di assumersi responsabilità, di accudire, nutrire e dare vita a nuovi progetti ed idee. Questa fase porta con sé un forte impulso sessuale e creativo.

Le energie dell’incantatrice sono manifeste nel periodo che va dalla fine dell’ovulazione sino all’arrivo del mestruo, quando l’ovulo rilasciato non viene fecondato e la donna inizia a sperimentare il suo lato interiore. Prende coscienza dei misteri della Natura e la sua sessualità diventa potente, come il suo potere personale. Se rilasciate, queste energie possono manifestarsi in grande forza creativa, aumentano le intuizioni e la qualità dei sogni notturni. La forza fisica e la resistenza si riducono e, mentre la fase evolve, la donna può diventare agitata e irrequieta, con un bisogno crescente di attività, ma senza una vera direzione. Questa inquietudine può causare rabbia, frustrazione, auto-analisi distruttive. Aumenta il bisogno di dormire anche se la mente è spesso irrequieta e troppo attiva per rilassarsi. La donna può essere soggetta a sbalzi di umore.

Le energie della Strega sorgono con le mestruazioni: si fanno interiori e intuitive, senza più ricerca di espressione esteriore. La donna si sente parte della natura e intuisce il suo disegno. E’ un periodo introspettivo, in cui isolarsi, dormire e sognare, esprimere la magia e rallentare il proprio ritmo. E’ il momento per cercare la risposta ai propri problemi, poiché qui la donna si apre a energie e istinti più antichi e primordiali, divenendo più consapevole del proprio mondo. Accresce la spiritualità. Il corpo ha meno energia fisica, è più pesante, seni e addome sono gonfi. La vita sociale diviene meno importante ed attraente, mentre accrescono enormemente la sensibilità e l’empatia.

Non esistono divisioni fisse tra una fase e l’altra del ciclo in quanto ognuna è un flusso graduale che conduce all’altra. Vergine e Incantatrice contengono luce e buio come la Madre e la Strega. Il concetto dell’esistenza del seme della luce nel buio e il seme del buio nella luce è chiaramente rappresentata nel simbolo orientale dello yin e lo yang, che gradualmente si trasformano l’una nell’altro. La demarcazione delle fasi non è quindi rigida e fissa, ma ciascuna fase si trasforma nell’altra seguendo il flusso di energia che il ciclo porta con sé. Nel rapporto fra luna e ciclo mestruale, ogni donna può trovare o meno delle corrispondenze regolari. Per chi ha il ciclo della durata simile a quella del ciclo lunare, accadrà che ovulazione e mestruazioni coincideranno, di mese in mese, con le stesse fasi della luna. Per le donne invece che hanno cicli più lunghi o più corti, o irregolari, non vi sarà una corrispondenza regolare, ma il momento dell’ovulazione attraverserà nel tempo diversi rapporti con le fasi lunari. Quando l’ovulazione coincide con la luna piena si parla del “ciclo della luna bianca”, che veniva celebrato nella maggior parte dei riti religiosi della fertilità. Il ciclo della luna bianca divenne il ciclo della “buona madre”, unico accettato dal patriarcato. Quando è invece il mestruo a coincidere con la luna piena, si tratta del “ciclo della luna rossa”. Ciò significa che l’ovulazione avviene nell’oscurità della luna nuova e le energie interiori vengono rilasciate mentre la luce lunare aumenta. Questo ciclo era considerato dagli uomini meno controllabile, più potente e quindi il patriarcato gli attribuì il nome di ciclo della “donna malvagia”, la seduttrice, la strega, che utilizza le energie sessuali per ragioni non legate alla procreazione. Di fatto entrambe i cicli sono potenti e corretti. Entrambi sono espressione delle energie femminili e nel corso della vita si alternano e cambiano a seconda delle circostanze, le ambizioni, le emozioni e gli obbiettivi.

Il sangue mestruale è misterioso perché esce da una ferita che non c’è, sgorga spontaneamente, generosamente offerto dal corpo della donna con la stessa spontaneità e generosità con cui la donna genera nuova vita. Il sangue mestruale è sangue di vita. In molte culture ancestrali il mestruo era considerato un momento sacro in cui le donne avevano pieno diritto di ritirarsi dalle attività quotidiane per concentrarsi sul proprio corpo e prendersi cura di sé. La fase mestruale ogni mese mette in contatto la donna col principio di vita e di morte (l’ovulo è la promessa, la sua essicazione rappresenta la morte che cederà il passo ad una nuova opportunità di vita).

Noi donne possediamo un potere immenso che ci dona gli strumenti per conoscerci e comprendere la nostra natura, ci dona concentrazione, ragionamento logico, migliora le nostre relazioni, favorisce le nostre capacità nel trovare soluzione ai problemi, ci porta una visione creativa e senza limiti. Inoltre ci dona una connessione profonda. Conoscere in dettaglio come funziona il nostro corpo, oltre a diventare fonte di rispetto per noi stesse e per il nostro ritmo interiore fisico e psichico, ci permette anche di decidere con consapevolezza quali attività intraprendere in ciascuna fase del ciclo mestruale. Talvolta, per alcune donne, il ciclo giunge ben atteso, il sangue scende lento, il tempo interiore è profondo. Il potere scorre rosso, scuro. Altre volte, per altre donne, il sangue giunge temuto, trasformativo, sanatore. Tutte le dimensioni del sangue vanno celebrate per comprendere cosa significhi essere una donna, tutte sono sacre. In esse, la Dea si fa carne, entra nel corpo e attraverso il corpo manifesta il suo potere creativo, il potere di dare la vita e con esso il Mistero della Creazione. La natura femminile è quella di vivere in sé il proprio Mistero, impregnarsi della propria luce, incarnare il Nume e farlo vibrare. Occorre essere donna, essere un dono, fare della propria natura femminile un dono. Lavorando alla risanazione del proprio ciclo mestruale e ritrovando la totalità con esso, le donne lavorano anche per risanare l’intero cosmo.

Il femminile è il principio da cui tutto deriva e si completa nel maschile che le è speculare. La donna che è consapevole di se stessa ama, gode, partorisce, soffre, cura, difende, sorride, condivide, crea, dona. Non separa, non allontana, non si contrappone all’uomo. La donna unisce, crede, persevera, aspetta. Quando ci si incontra insieme tra donne con il fine comune di condividere un cammino di conoscenza, con l’unico scopo di riappropriarsi della corrente sacra e istintuale che permea l’essere, si riaccende la percezione del fuoco interiore. Quando la donna esprime se stessa, libera, con altre donne, emerge una forza straordinariamente calda, avvolgente, lucente, un’energia capace di sconvolgere ordini, leggi, istituzioni, sistemi, di andare oltre qualsiasi limite, di scardinare le porte d’acciaio di secoli di repressione, di far vivere la fata e la strega nello stesso momento. E ciò può accadere senza grida, senza collera, può avvenire con gentilezza e amore, con libertà e rispetto, poiché è attraverso l’abbandono a se stessa che la donna può sentire quanto è grande il potere che porta in sé. La donna ha mani dal tocco leggero e potente, mani in grado di tessere tele infinite d’amore e pazienza e compassione e perdono. La donna ha piedi ancorati al suolo per attingere l’energia della Madre Terra e distribuirla ad altri, piedi che sanno camminare per trovare le verità più nascoste e che sanno poi danzare per condividere tali verità con il cielo. La donna ha un ventre che può generare, accogliere, nutrire e partorire, ha un ventre caldo e magico che è stato scelto per deporvi il seme della vita. La donna ha seni morbidi che danno cibo, calore, riposo, coccole e gioia, seni in cui l’anima neonata può ritrovare l’abbraccio divino appena perduto. La donna ha un corpo che canta la vita e i suoi continui passaggi di gioia e dolore, di morte e rinascita, un corpo che sa, da sempre sa, che in questa fusione di opposti è il potere della Luce nascosta, quella che può conquistare qualsiasi amante, nutrire qualsiasi figlio, ripartorire la vita fisica, psichica e spirituale ogni qualvolta sia necessario. La donna sa.

Talismano “Sacro Utero”

Ciclicità e Ritmo

Morte e Rinascita