Mi chiamo Arianna Drudi, sono nata a Latina il 18 Settembre 1983, in Luna Crescente, sotto il segno e l’ascendente della Vergine. Per parlarvi di chi io sia, vi rendo partecipi del mio Percorso, in quanto ogni passo che fino a oggi ho compiuto nel ricercare la mia identità è stato un tassello del viaggio di Ritorno a me stessa e di accesso al Ricordo. Un viaggio che mi ha condotta a incontrare numerosi sentieri di studio e formazione e ad acquisire svariate conoscenze, a curarmi e ad espandere la mia Consapevolezza. Un viaggio che prosegue ancora, scandendo le tappe della mia trasformazione alchemica, mentre con vivo ardore mantengo fermo l’intento di realizzare i miei sogni e manifestare le mie aspirazioni più elevate, che hanno a che fare con il servizio all’umanità e al pianeta e con il contribuire all’evoluzione delle Coscienze. Un viaggio iniziato quando ero molto piccola, perché da che ho memoria sono stata sempre sensibile e curiosa, costantemente alla ricerca del mio posto su questa Terra, con numerose domande su me stessa, le mie radici, la mia interiorità, il mondo esterno e il mio contributo ad esso.

Sono cresciuta leggendo e raccogliendo i miti e le fiabe di ogni parte del mondo, ascoltando il mio papà narrare le imprese degli eroi e delle divinità greche, sempre alla ricerca di nuove storie e cosmogonie, di informazioni dettagliate su spiriti, fate, folletti, animali parlanti e creature mitologiche, alimentando così la mia capacità di immaginare mondi onirici e realtà diverse da quella ordinaria della vita quotidiana. Tutti quei racconti per me avevano il valore di una storiografia immaginale, perché non ho mai messo in dubbio che lì si celassero verità universali e saperi nascosti. Di quei saperi io volevo conquistare la chiave, tanto più che per me si trattava di storie reali e vivide più delle cronache dei libri di storia della scuola. I protagonisti dei miti e dei racconti per me non erano dei semplici personaggi, ma esseri viventi e senzienti con i quali potevo interagire. Così, ero solita passare molto tempo sola nella natura, cercando di scorgere i cerchi delle fate nell’erba, lasciando piccoli doni per i folletti, intonando canti per gli spiriti, parlando con gli alberi e sperando che Circe un giorno mi avrebbe insegnato le sue arti magiche o che Artemide mi avrebbe mostrato come si tira con l’arco. Credo di aver posto allora le solide fondamenta di ogni mio interesse successivo, credo che sia stato in quegli anni che iniziai a mettere i sassolini sulla strada in cui avrei poi mosso i primi passi nel cammino della Conoscenza di me stessa, mossa da una sete di indagine sull’essere umano e sull’Io.

E proprio questa sete mi spinse anni dopo a scegliere di studiare Antropologia Culturale all’Università, convinta che lì avrei trovato un terreno fertile per piantare semi di Consapevolezza e indagare ulteriormente lungo la strada di ricerca interiore che avevo intrapreso. Ricordo i cinque anni della mia formazione universitaria come un periodo di ampliamento esponenziale del mio sapere riguardo la storia umana, i meccanismi socio-culturali del vivere in comunità, gli aspetti simbolici, psicologici, religiosi, sociali e culturali dei fenomeni umani. Ringrazio di cuore questa parte del Percorso, in quanto mi ha permesso di sviluppare una visione d’insieme del funzionamento delle culture umane e di acquisire strumenti analitici validi, di conoscere aspetti dell’uomo che si ripetono con costanza nella storia dell’evoluzione, cogliendo le macro-strutture dei fenomeni socio-culturali. Fu allora che sviluppai un interesse più “scientifico”, per così dire, rispetto a tematiche e fenomeni che mi stavano molto a cuore, primo fra tutti lo Sciamanesimo. Fu sempre in quel periodo che iniziai a interessarmi in maniera sistematica e più consapevole allo studio degli archetipi, all’uso delle immagini e dei simboli come mezzo espressivo, comunicativo e curativo, rimanendo folgorata dall’arte nativa come tramite del Sacro, di espressione e di perpetuazione dei saperi, delle cosmogonie e delle storie tradizionali. In particolare, mi interessai degli archetipi e della simbologia femminili riscontrabili nelle mitologie, nelle leggende, nelle favole e nelle tradizioni folkloriche europee e non, con particolare focalizzazione sull’area che va dal bacino del Mediterraneo al nord Europa, fino ad arrivare all’India tramite il nord Africa e l’Asia Centrale. Parallelamente, iniziai a interessarmi degli archetipi collegati alla cultura africana yoruba con il culto degli Orishas, specialmente rispetto ai sincretismi avvenuti in America Centrale con le figure della religione cristiana e quelle indigene. Sviluppai un particolare sguardo analitico riguardo ai fenomeni collegati alla trance, alla medianità e all’uso della gestualità, della mimica e della sinestetica nelle pratiche sciamaniche e in quelle di religioni come la Santeria, l’Umbanda e il Candomblè, collegando questo filone all’interesse per il teatro e l’uso del corpo come canale espressivo. Posi le basi per lo studio della musica come strumento terapeutico e catartico, analizzando il modo in cui essa veniva utilizzata nei rituali al fine di indurre uno stato alterato di Coscienza. Inoltre, in quegli anni cominciai a raccogliere informazioni sulle prime forme di spiritualità umana e sulla figura della Dea, su una storia declinata al femminile e basata su valori socio-culturali altri, su una visione del mondo che abbiamo scordato e misconosciuto e che tentavo di ricostruire per recuperare parti di me stessa, anche se a quel tempo non sapevo ancora che si trattava di questo. Parallelamente, cresceva in me l’interesse per lo studio delle pratiche di cura dei popoli nativi, che mi portò anche a intraprendere ricerche sulle nostre tradizioni europee e italiane dei saperi legati al corpo, alla malattia, alla guarigione, sugli aspetti religiosi e spirituali di tali pratiche e sull’evoluzione delle idee collegate a questi ambiti. Alla fine del quinquennio universitario potevo sfoggiare una Laurea Specialistica in “Antropologia Medica ed Etnomedicina”, ma non mi sentivo appagata. Certo potevo dire di aver espanso il mio piano mentale ed esercitato la facoltà intellettiva, però sentivo il richiamo di altro. Qualcosa di profondo si agitava e fremeva dentro di me, una voce che mi tormentava e mi diceva che su quella via non avrei trovato altre risposte, spingendomi a rifiutare di proseguire nella carriera accademica. Oggi so che il disagio che percepivo in quel periodo aveva a che fare con qualcosa di molto più grande della semplice insoddisfazione, perché una forza interiore che non seppi spiegarmi sul momento mi suggeriva di cercare altrove, come un monito che non poteva essere ignorato. Provai a fare finta di niente e a seguire le aspettative del mio professore e dei miei genitori, ma non ci riuscì. Stavo malissimo, mi sembrava di impazzire, mi sentivo depressa. Le nozioni che avevo appreso non mi bastavano, in quanto percepivo la mancanza di una grossa fetta di verità dietro le certezze che mi venivano proposte. Sapevo che stavo rinunciando a una parte fondamentale di me e che non avrei trovato ciò che cercavo continuando a camminare su quella strada. Credo che qualcosa oltre me stessa mi guidò, impostando i passi futuri del mio camminare. Fu un momento molto duro, perché dovetti decidere di mollare tutto e ricominciare di nuovo, cambiando direzione alla mia vita e alla mia ricerca.

Nel periodo seguente fui costretta a far fronte a una grossa crisi identitaria, la fine di un ciclo importante e l’inizio di un nuovo capitolo della mia vita. Raccolsi tutto quanto avevo acquisito e lo misi da parte, decidendo di riprendere a studiare per imparare più da vicino il sapere vegetale delle piante. Volevo acquisire ogni più piccola conoscenza pratica dei sistemi di cura usati da centinaia di anni dalle nostre herbarie e guaritrici, calarmi nel vivo delle nostre tradizioni di uso dei rimedi erboristici, ripartire dalla base, dalla Terra. Volevo riconnettermi al filone sapienziale dei nostri sciamani da un punto di vista non più solamente teorico. Gli anni successivi passarono mentre mi specializzavo nello studio delle piante e di varie tecniche terapeutiche, che mi permisero di percorrere i primi passi nella ricerca del mio centro. Per cambiare, iniziai dal corpo e dalla mente: decisi che avrei imparato curandomi, visto che nel frattempo lo stato depressivo che avevo vissuto aveva donato il suo lascito. Il mio corpo mi impose un freno, mi ammalai anche fisicamente. Fu allora che per la prima vera volta iniziai a farmi carico della mia felicità e a guardare in faccia i miei demoni… sapendo che sarebbe stato un lungo cammino quello del conoscerli e trasmutarli. Decisi che mi sarei curata il fisico e la psiche con tutti gli strumenti pratici e teorici che avrei acquisito da quel momento in poi. Così, iniziai a cercare tra varie discipline e percorsi di ricerca interiore per comprendere che cosa risuonasse con me, sempre col fermo intento di curarmi imparando e sperimentando su di me per prima. Nella scuola di Naturopatia conobbi molte realtà e persone che mi aprirono le porte verso ulteriori strade, fornendomi le chiavi per vivere esperienze fondamentali per la mia crescita. Nel triennio di frequentazione, oltre alle proprietà delle erbe e dei rimedi fitoterapici, ebbi modo di studiare l’anatomia e la fisiologia del corpo umano dal punto di vista fisico e sottile. Venni così a conoscenza dei sistemi di interpretazione legati alle culture orientali e alla nostra tradizione europea, scoprendo numerose analogie riguardo l’uso dell’energia e il suo scorrere nel corpo lungo canali e punti specifici, praticando inoltre alcune tecniche di riflessologia. Studiai le proprietà delle pietre e il loro uso terapeutico, i rimedi floreali vibrazionali e gli olii essenziali, accompagnando l’analisi delle caratteristiche fisiche all’indagine sul loro uso dal punto di vista sottile, con particolare riguardo agli effetti sulla psiche e sulle emozioni. In molto di quello che imparavo, ritrovavo le concezioni e i principi legati al corpo, alla salute e alla malattia che avevo iniziato ad indagare negli anni della mia formazione universitaria, questa volta però sperimentando questi saperi in modo pratico, prima di tutto a beneficio di me stessa. Sviluppai uno sguardo sensibile verso i segnali del corpo, la comunicazione non verbale, la presenza di disfunzioni, disequilibri e armature caratteriali, specializzandomi nell’ascolto delle correnti di energia e dei moti vibratori degli organi e degli apparati della nostra macchina biologica. Imparai a curare il mio stile di vita e la mia alimentazione, a porre attenzione ai ritmi del corpo e alle funzioni sottili degli organi, a comprendere i collegamenti tra la psiche, le emozioni e il fisico. Fu allora che per la prima volta mi aprì in modo consapevole a divenire un canale delle correnti di energia presenti nel cosmo, scoprendo in me la capacità di utilizzare le mani come antenne riceventi e trasmittenti. Mi immersi perciò nello studio e nella pratica di varie discipline energetiche e vibrazionali, cercando di sviluppare sensibilità al tatto, alla visualizzazione e all’ascolto dei livelli sottili che compongono il nostro apparato psico-fisico. Studiai i vari gusci che compongono l’essere umano, ricercando notizie e descrizioni anche nelle tradizioni antiche, come quella egizia, cinese e indiana. Come donna e dato il mio interesse per le tematiche relative al Femminile, ho posto particolare attenzione allo studio della fisiologia fisica e sottile della donna – specialmente riguardo il ciclo mestruale, il concepimento, la gestazione, la menopausa e tutti i ciclici cambiamenti collegati all’essere femminile e alla Luna – e l’uso di specifici rimedi vegetali e vibrazionali di ausilio. Questo mi fece conoscere meglio anche il mio stesso corpo nel suo funzionamento fisico ed energetico, rendendomi più sensibile ai cambiamenti mensili e alla connessione con la Luna. Furono anni di grande apprendimento attraverso soprattutto la sperimentazione pratica, che mi permisero di pormi sempre più in contatto con me stessa, mentre a poco a poco proseguivo in un Percorso di cura interiore e fisica e mi si aprivano orizzonti sempre più ampi. Orizzonti capaci di sgretolare tutte le mie certezze mentali e la conoscenza di ciò che ritenevo reale o possibile. Finalmente mi sembrava di cogliere un senso più profondo ed estremamente pratico rispetto ai saperi teorici sui metodi di cura dei nativi che tanto trasporto avevano da sempre suscitato in me. Oggi posso dire che quello che da subito avevo percepito andava al di là di un semplice interesse intellettuale, poiché, anche se allora non potevo riconoscerlo, esso aveva il valore di una chiamata, una vocazione di qualche tipo, che nei passaggi successivi del mio camminare sarebbe stata sempre più forte e chiara nel suo delinearsi.

Un importantissimo tassello del mosaico del mio Percorso è costituito dall’apprendimento della Biodinamica Craniosacrale, non solo perché essa ha arricchito il bagaglio teorico-pratico delle mie conoscenze anatomiche fisiche e sottili – con particolare riguardo verso i saperi collegati alla matrice energetica umana e allo sviluppo animico e dinamico dell’embrione – ma anche per avermi aperto a un livello superiore le porte della percezione. Trovo che questo tipo di terapia abbia molto a che vedere con le pratiche sciamaniche, in quanto si basa sull’apertura di un campo informazionale e di accoglienza e sostegno, nel quale l’operatore si pone in ascolto profondo, divenendo un puro canale, un testimone dei processi che avvengono nel sistema della persona. Come lo sciamano, egli si predispone all’esplorazione dei regni non visibili. Questo viaggio in dimensioni che vanno al di là del corpo fisico pertiene al Sacro e alla relazione con l’aspetto animico dell’essere umano, che a sua volta è parte dell’Anima del Mondo. Come lo sciamano, l’operatore craniosacrale ha la possibilità di stabilire un ponte verso altri stati di Coscienza rispetto a quelli ordinari, che corrispondo ad altrettanti reami invisibili. Lì, egli può entrare in contatto con la persona a livello animico in un unico stato percettivo, stabilendo una connessione con la Fonte, il Sacro Universale che è incarnato in ogni singolo essere vivente, manifestandosi in quello che in Craniosacrale si definisce “Respiro della Vita”. Come lo sciamano, il terapeuta craniosacrale agisce connettendosi a una dimensione senza spazio e senza tempo, lì dove esiste il sempiterno presente, ogni distanza si annulla e regna la Quiete, lì dove l’Anima abita e opera attraverso il cuore, lì dove la potenzialità è infinita e gli archetipi si mostrano, lì dove la capacità immaginale ha il più alto potere di determinare la realtà. Praticando questa tecnica ho potuto apprendere meglio che con altre il radicamento, il vuoto mentale e soprattutto l’esercizio di uno stato di centratura e presenza nel qui e ora, tutti elementi necessari affinché possa realizzarsi una connessione con la Sorgente e con  il campo energetico della persona, il cui sistema viene stimolato al ripristino dell’equilibrio interrotto. Portare attenzione a quelle zone del corpo dove un trauma ha causato un blocco, che è uno stato d’inerzia, a mio vedere è paragonabile al viaggio che lo sciamano compie quando deve recuperare un “frammento” di anima. Significa andare a liberare una parte rimasta ferma a uno stato di Coscienza che si è legato al trauma per poterla ricondurre al Tutto. Vuol dire ripristinare l’interezza e l’unicità del sistema della persona, reintegrando l’energia originaria che si era persa col dolore, la paura, lo shock, ripristinando il movimento là dove quel ricordo di sé fu congelato, intrappolato e aspetta di essere riportato a casa. Grazie al Craniosacrale ho imparato ad attendere senza aspettativa che il miracolo dell’Anima che ritorna a se stessa si manifesti col suo tempo, senza forzare alcuna cosa ma semplicemente stando in presenza, mantenendo l’apertura nel cuore e nella mente e avendo fede nel collegamento stabilito con la persona e l’Anima del Mondo. C’è un ulteriore elemento che mi fa paragonare lo Sciamanesimo al Craniosacrale, vale a dire l’uso di un linguaggio immaginale fatto di metafore per descrivere il rapporto col corpo, in quanto l’Anima e l’emisfero destro del cervello si esprimono per immagini, come nei miti. In questo tipo di terapia si utilizza un racconto che fa riferimento all’acqua del mare e ai suoi ritmi espressi nelle maree. Questo linguaggio archetipico, che descrive altresì la relazione con la vita e l’energia che la muove, ha per me un valore aggiunto, poiché negli anni seguenti ho avuto modo di scoprire e approfondire il mio legame con la simbologia delle acque, particolarmente quelle marine, con i loro flussi costanti di respirazione e gli spazi di quiete assoluta nelle profondità del grembo di Madre Yemanjà, Signora delle acque salate. Ella, che rappresenta la Matrice energetica da cui ogni cosa prende forma e riceve un’essenza, è la culla primordiale dalla quale tutto origina. E’ la forza immensa che sta dietro ogni creazione, saggia e imprevedibile, un Mistero d’Amore che è alla base della vita e non può essere spiegato a parole, forse solo intuito nei momenti epifanici in cui possiamo avere dei fugaci lampi di Consapevolezza. Tale Consapevolezza è uno specchio del mare che dà origine alla vita in ogni momento e la nutre, quel mare capace di mutare la nostra Coscienza quando permettiamo che il nostro ego si faccia da parte e diveniamo strumenti di un qualcosa ben oltre noi, infinitamente più grande e potente.

Un ulteriore importante passaggio trasformativo a questo punto del Percorso mi è stato offerto dall’incontro con la psicogenealogia e le Costellazioni Familiari, le quali mi hanno consentito di indagare a fondo sul mio passato e su quello della mia famiglia, permettendo la risoluzione di moltissime tematiche legate alle storie dei miei antenati, gettando un ponte tra passato, presente e futuro. Sono così stata in grado di comprendere molte cause di vari atteggiamenti e schemi mentali auto-lesionisti, difficoltà nell’esprimere i miei talenti, impedimenti all’autorealizzazione, problematiche relazionali, ripetizioni di traumi e nodi generazionali, tutto ciò che costituisce l’eredità genealogica di una persona e ne modella personalità e Destino, se tali dinamiche permangono inconsce. Ho imparato a vedere quanti irretimenti e condizionamenti inconsapevoli ci provengono dal passato, intendendo con questo non solamente la nostra infanzia ma anche il passato che non abbiamo vissuto direttamente in prima persona, quello che ci proviene dalle memorie delle nostre radici, del cui albero rappresentiamo il frutto. Ho imparato a comprendere in che modo l’albero genealogico possa essere visto come un sistema governato da leggi proprie, che ne definiscono equilibri e dinamiche relazionali, le quali determinano dei meccanismi di compensazione che producono il ripetersi di medesime situazioni, destini personali e traumi irrisolti affinché l’intero sistema, che tende all’equilibrio, possa trovare risoluzione e completamento. Così, ho potuto constatare come questa eredità transgenerazionale continui a influenzare le nostre vite e le nostre scelte fino a quando non scegliamo consapevolmente di operare un cambiamento, rendendoci disponibili a divenire canali per immettere nuova informazione nel campo rappresentato dall’insieme dei dati legati alla storia familiare e ai vissuti di coloro che vennero prima di noi. Ora so che a costoro siamo indissolubilmente legati, poiché nessun essere umano viene al mondo come una pagina bianca ma reca impressa in sé un’impronta, la quale altresì rappresenta parte delle sue sfide d’incarnazione su questo piano di esistenza. Ora riconosco che nessun essere umano viene al mondo solo, ma rappresenta il frutto dell’amore di numerose generazioni prima di lui, dalle quali egli può ereditare sia aspetti di ombra sia aspetti di luce – sfide e punti deboli ma anche doni e talenti, la tendenza a ripetere il passato e quella a creare il futuro – poiché entrambi gli elementi sono presenti nella storia dell’albero.

Questi concetti, a mio parere, sono in linea con la visione sciamanica, per la quale nell’universo ogni cosa è collegata all’interno di una immensa rete di energia, che gli Indiani Hopi ritenevano fosse tessuta dalla Donna Ragno, capace di connettere tutti gli esseri  viventi in un unico disegno. Analogamente, ogni famiglia possiede un campo di risonanza, o campo morfico secondo la definizione scientifica, il quale può anche essere descritto in altri termini come “Anima familiare”. Credo infatti, per quella che è la mia esperienza, che questo tipo di terapia sistemica sia essenzialmente una terapia animica, che riguarda non solo il singolo ma il suo intero gruppo familiare, dal quale nessuno può prescindere, poiché dentro di noi sono registrate tutte le memorie degli Antenati, i quali ci trasmettono il prezioso dono della vita. Oggi so che coloro che vengono dopo hanno l’importante compito e la difficile sfida di spezzare la catena di questi lasciti, liberando energia e potenzialità per coloro che hanno da venire. Ritengo che in questo ad ognuno sia data la possibilità di rendersi un consapevole artefice della propria realtà, a beneficio dell’intero albero genealogico poiché, in un universo dove tutto è interconnesso e sincronico, la mia azione nel presente ha un valore che va ben oltre me stessa e si ripercuote sulla linea del tempo tanto nel passato quanto nel futuro, portando cura e Consapevolezza. Come donna, ho poi sentito la particolare esigenza di lavorare sulla mia linea genealogica femminile, che mi connette a tutte le Antenate del mio albero, particolarmente al ramo della madre. In questo modo, ho iniziato un grosso e doloroso lavoro sulle memorie della mia linea di sangue materna e sul lascito che da essa è giunto fino a me, con i suoi nodi oscuri e doni luminosi. Compresi quanto siano forti i legami che uniscono i Destini delle donne che vi fanno parte e come sia necessario che dalla madre alla figlia permanga sempre ininterrotto il passaggio dell’energia della Vita e del Sacro Mistero. Inoltre, sono riuscita a portar luce e trasformazione in molti aspetti della relazione con mia madre, dando il via a un processo di cura sia del nostro rapporto che, soprattutto, di me come donna.

La conoscenza delle Costellazioni Familiari, oltre ad avermi fornito un importante strumento di evoluzione, mi ha permesso di indagare ancora più approfonditamente la tematica dello Sciamanesimo, rispetto la grande rilevanza che presso di esso assumono gli Antenati e riguardo il concetto di malattia e di cura, in special modo intorno a determinate idee come quella di “perdita dell’Anima”. Per lo sciamano, a ben vedere, la malattia o il disequilibrio sono concepiti come effetto di un’intrusione di energie esterne alla persona oppure come risultato di una frammentazione dell’Anima in seguito a traumi. Un importante ruolo, inoltre, è riservato alla presenza degli spiriti dei defunti, dei quali gli Antenati sono parte, le cui azioni o eredità sono ritenute avere conseguenze anche nel presente, avendo un ruolo rilevante nella determinazione di nodi genealogici che legano assieme tutti i discendenti. Allo sciamano è riservato il compito di viaggiare nei regni sottili al fine di contattare questi spiriti e portare liberazione e pulizia nelle linee ancestrali, funzione quest’ultima che accomuna l’azione del guaritore allo scopo delle Costellazioni Familiari. Inoltre, presso tutte le culture tribali, lo sciamano ricopre una funzione di psicopompo, accompagnando i defunti verso l’Aldilà e il loro Destino. Questi spunti di riflessione mi hanno perciò aperto ulteriori scenari di comparazione e indagine, oltre ad avermi fatto acquisire la conoscenza delle leggi che regolano i sistemi familiari e avermi fatto percepire l’enorme forza che ci deriva dalla nostra Radice, comprendendo che ogni cosa all’interno della storia familiare avviene come enorme atto di Amore. Inoltre, il metodo impiegato in questo tipo di terapia sistemica mi ha dato la possibilità di osservare i meccanismi tramite i quali possiamo entrare in contatto con le informazioni presenti all’interno del campo morfico e che pertengono al contesto dei fenomeni di medianità più che della semplice rappresentazione scenica. Infatti, l’emersione spontanea delle dinamiche tra i personaggi in scena e delle sensazioni ed emozioni da essi provate esprime, a mio avviso, una forma di teatro sacra, mettendo in opera la quale le persone si rendono disponibili a divenire canali delle informazioni presenti nel campo, incarnando lo spirito che si manifesta con intenzione di guarigione e trasformazione.

Parallelamente alle Costellazioni Familiari ho avuto la fortuna di venire a contatto con la metagenealogia, la psicomagia e lo psicosciamanesimo di Jodorowsky, metodi terapeutici che mi hanno permesso di approfondire la conoscenza sia delle dinamiche collegate alla storia genealogica della mia famiglia – apprendendo altresì una metodologia analitica – sia dell’aspetto artistico teatrale implicato in queste forme di cura, confermando e ampliando le mie intuizioni sul legame tra la rappresentazione scenica, l’interpretazione dei personaggi e la medianità. Inoltre, ho avuto modo di studiare i Tarocchi dal punto di vista archetipico, come strumento di conoscenza e indagine delle istanze inconsce dell’essere umano, espresse nella simbologia degli Arcani. In quegli anni, grazie a questi preziosi ausili, sono stata messa di fronte all’opportunità di espandere la visione della mia dimensione psichica, comprendendo molto delle istanze passate – educative familiari e derivanti dalle dinamiche genealogiche – che hanno condizionato la formazione della mia personalità e l’emergere di conflitti. A tal proposito, Cristobal Jodorowsky descrive tali condizionamenti in termini di codici della nostra memoria, cioè dimensioni della nostra mente, reinterpretando il mondo magico e sovrannaturale dello Sciamanesimo in termini psichici. Così, il mio Percorso assunse un senso più ampio per me, in quanto mi divenne chiaro come fosse parte di un processo atto ad ottenere la liberazione dalla tensione a ripetere le scelte di chi mi ha preceduto, dovuta a un senso di fedeltà verso le vite e i destini di coloro che vennero prima e che ancora mi stavano condizionando, facendomi identificare ed impedendomi di essere libera. Rivelare le dinamiche del clan mi permise di comprendere ciò che stava ostacolando la possibilità di essere me stessa, di vivere, creare, amare. Nello stesso tempo, arrivai ad accettare la perfezione del processo spirituale in corso, delle sue leggi e ordini, i quali hanno sempre una ragion d’essere, anche se questo ci crea dolore e ci mette in contrasto. Ho lavorato per accettare ciò che fu, per integrarlo e riallinearmi con la corrente della vita, la mia Anima e lo Spirito. Questo sito web, ciò che faccio ora dopo anni di lavoro su di me e tentativi dolorosi, è la manifestazione della possibilità che quella integrazione avvenga, che la liberazione giunga, che il nostro vero Sé emerga. Nell’Amore, con Amore, per Amore.

Trovo molto interessante il lavoro che Jodorowsky fa utilizzando l’arte, gli archetipi e l’intuizione come strumenti di cura, impiegando i simboli e le metafore come linguaggio espressivo, in modo da comunicare direttamente col subconscio. Infatti, è proprio tramite questi mezzi che esso parla, analogicamente. Riconosco ad Alejandro e Cristobal il merito di aver ideato un metodo terapeutico, la psicomagia, che, riprendendo alcuni elementi dello Sciamanesimo e della magia popolare, utilizza l’atto poetico e simbolico – col suo forte potere evocativo – al fine di restaurare la memoria genealogica e liberare l’energia psichica bloccata dal conflitto. Tale è l’immenso potere del simbolo, in quanto esso parla direttamente alla parte di noi che utilizza nell’esprimersi un linguaggio onirico, al di là dei meccanismi mentali della logica, considerando come reali azioni metaforiche. Esse, pertanto, sono in grado di agire sul conflitto, trasformandolo e reindirizzandolo, poiché per superarlo non basta la comprensione mentale dei meccanismi che hanno portato alla sua insorgenza. Allora, queste consapevolezze mi hanno portata ad approfondire lo studio dell’arte figurativa e di quella nativa legata ai simboli, alle metafore, agli archetipi – elementi universalmente presenti nei miti, nei racconti, nei sogni, nei rituali –  come strumenti di cura e ampliamento delle Coscienze, divenendo negli anni successivi gli elementi cardine della mia espressione artistica. Sempre a proposito di archetipi, vorrei altresì ringraziare Jodorowsky per avermi trasmesso il suo sapere relativo ai Tarocchi come sistema simbolico e mezzo di conoscenza di Sé, sebbene negli anni seguenti non mi sia fermata al suo metodo analitico, avendolo poi integrato con altre esperienze, visioni e intuizioni personali. Di certo, tuttavia, egli fu il primo a mostrarmi come ognuno dei 78 Arcani rappresenti un’immagine innata comune a tutti gli esseri umani, la quale può essere considerata una porta di accesso a energie universali. Così, ho imparato a percepire i simboli presenti nei disegni delle carte come delle chiavi per intuire il significato degli archetipi, i quali definiscono altresì dei modelli di comportamento e sono in grado di agire profondamente sulla psiche, risvegliando in noi le energie di cui si fanno portatori e riflettendo, come in uno specchio, la nostra realtà più profonda. Inoltre, ho potuto comprendere come i Tarocchi siano anche una rappresentazione simbolica della nostra famiglia interiore, cioè un riflesso del nostro mondo intimo che rispecchia nodi, blocchi, conflitti e pesi genealogici, come del resto talenti, doni, risorse e opportunità. Tutto ciò con lo scopo di incontrare il nostro Essere Essenziale, liberandoci da ogni cosa che ne impedisce la manifestazione e capendo con quali mezzi disvelare il nostro reale Sé. Grazie a queste basi, negli anni seguenti mi sono dedicata a percorrere la via iniziatica dei Tarocchi, arricchendo il mio bagaglio di ulteriori conoscenze e ampliando la mia capacità di intuizione ad altri oracoli, provenienti da tradizioni diverse, come quella sciamanica ed egizia. Ciò che a mio avviso accomuna ogni metodo di indagine per mezzo degli archetipi è il loro essere strumento di comprensione della realtà che si vive e del tempo presente. Nella visione che ho maturato, i Tarocchi e gli Oracoli in genere non sono qualcosa che serve a fare delle predizioni sul futuro, quanto piuttosto una guida per il qui e ora. Essi aiutano a cogliere le dinamiche del momento presente, in modo da poter essere consapevoli creatori della nostra realtà, rendendo manifesto quello che dentro di noi contribuisce a porla in essere.

Fu quando iniziai a viaggiare in Amazzonia che tutto quello che fino a quel momento avevo appreso e sperimentato sullo Sciamanesimo, sulla cura, l’arte figurativa, gli archetipi, il linguaggio immaginale e simbolico, il teatro e la medianità ricevette un senso più ampio, permettendomi di sviluppare una visione d’insieme che andasse oltre ogni concetto e metodologia analitica considerati prima di allora. A stretto contatto con la foresta, i suoi esseri e popoli – col fermo intento di imparare direttamente dalla fonte le pratiche curative e simboliche indigene, i saperi ancestrali dei nativi e il loro linguaggio archetipico – le mie categorie mentali si sgretolarono, aprendo finalmente lo spazio a qualcosa che andava ben oltre tutto quello che avevo mai potuto immaginare. Iniziò allora un processo profondissimo di muta della mia pelle, che coinvolse primariamente il modo in cui fino ad allora avevo guardato me stessa, la mia identità, la mia cultura, facendo cadere ogni certezza e punto di riferimento ideologico, fiaccando le resistenze del mio ego spaventato e timoroso di morire. Venni in contatto in diverse zone dell’Amazzonia con differenti sciamani e guaritori – uomini e donne di medicina o curanderos come loro definiscono se stessi – e svariate tradizioni spirituali, che adottai come parte integrante del mio Percorso e del mio modo d’essere. Per la prima volta in vita mia sentii di aver finalmente trovato ciò che cercavo da sempre e improvvisamente tutto il mio camminare di tanti anni acquisì il senso di un ritorno a casa. Ebbi la certezza che ogni passo compiuto era stato finalizzato all’incontro con la foresta e il suo sapere vegetale, con i nativi e le loro pratiche spirituali. Non esitai un attimo a entrare a far parte di quel mondo, poiché ogni fibra del mio essere mi comunicava che quello era il mio posto e tutto avvenne in maniera molto naturale. Potevo adesso integrare il mio bagaglio di esperienze e ricerche con le nuove conoscenze, affiancare quanto avevo fino ad allora appreso a quello che via via andavo sperimentando, trovando conferme alle mie intuizioni, rivalutando alcune opinioni e confutandone altre. Spogliata da tutto, lontana dalle mie zone di confort, piccola di fronte alla maestosità e al potere della foresta, morì più e più volte per vedere ancora e ancora l’alba di un nuovo giorno. L’incontro con le conoscenze dei nativi mutò per sempre la mia vita e la mia percezione del mondo, della realtà, della mia storia personale, di tutto quello che credevo di essere. Non sono stata mai più la stessa. Non ho più potuto tornare indietro, ma solo proseguire in avanti, come tutt’ora accade. Nel corso di quasi dieci anni ho imparato a sentire e riconoscere profonde affiliazioni con alcune culture tribali e movimenti spirituali amazzonici e di origine nord americana, ricevendo varie iniziazioni ed espandendo la mia conoscenza dei rimedi vegetali propri di quelle culture, anche grazie alla partecipazione a numerosi rituali di diversa origine e tradizione in Brasile, Perù, Colombia e Venezuela. In questo lasso di tempo ho avuto modo di entrare in contatto con la saggezza e i saperi dello sciamanesimo femminile – collegato ai Misteri del sangue mestruale e ai cicli lunari, alla morte e alla rigenerazione – permettendomi di recuperare delle conoscenze e pratiche che hanno reso il mio sentire più maturo e consapevole, connettendomi profondamente con la sapienza del mio corpo, la forza del mio ventre, l’amore e la protezione delle mie Antenate, aiutandomi in alcuni passaggi fondamentali delle mie trasformazioni cicliche. Ho osservato alcune forme di arte e artigianato nativi, come la ceramica e la tessitura di teli e monili fatti di perline di vetro e la pittura visionaria, studiandone le tecniche e i motivi tradizionali e facendomi spiegare i significati presenti nei disegni, che riproducono le cosmogonie e l’universo immaginario di quei popoli, i quali utilizzano questi mezzi per tramandare la loro storia e la loro mitologia. Ho raccolto e memorizzato numerosi canti sacri e preghiere impiegati nei rituali e nelle cerimonie di cura, acquisendo una conoscenza sul modo in cui vengono intonati al fine di accompagnare e favorire la guarigione spirituale e fisica attraverso il potere del suono, delle frequenze e delle ritmiche specifiche di ogni canto. Ho imparato alcune danze tribali e movimenti corporei rituali utilizzati nelle cerimonie sacre per favorire la discesa degli spiriti nel corpo dei medium e dei guaritori. In questo lasso di tempo ho inoltre avuto modo di entrare più profondamente e incisivamente in contatto con le tecniche tradizionali di espansione dello stato di Coscienza e di induzione della trance, che prevedono l’uso di vari strumenti – dalla musica, alla respirazione, alla danza – aumentando così la mia capacità di raggiungere determinati stati percettivi e di comunione con le forze spirituali, migliorando altresì la mia abilità di entrare in una condizione di ascolto e comunicazione con gli spiriti. Così, a poco a poco, ho imparato a conoscere le mie guide spirituali e i miei spiriti alleati e a vedere come agiscano sul piano della materia per far sentire la loro presenza, quando internamente si attua il silenzio. Attraverso la pratica costante e mirata delle tecniche acquisite, ho potuto recuperare molte delle potenzialità addormentate dentro di me, sviluppando una sempre più marcata sensibilità e lavorando per espandere la mia medianità e la capacità di essere un’artefice cosciente dello stato di trance. La sensazione che oggi ho a tal proposito è quella di aver riconnesso nel mio intimo dei fili invisibili e di aver risvegliato una serie di ricordi di cui all’inizio non ero pienamente consapevole, ma che in un certo qual modo già conoscevo. Tuttavia, per accedere a tali ricordi ho avuto bisogno di anni di tentativi e di un impegno costante verso un anelito di apertura e guarigione, oltre che di una grande disciplina. E’ indubbio, infatti, che prima di ogni altra cosa ho dovuto fare una grossa pulizia dei meccanismi automatici della mia personalità, di tanto ancora non risolto nella relazione con me stessa e con la mia famiglia, di tutte quelle idee e convinzioni limitanti e auto-distruttive che mi allontanavano dal mio Essere Essenziale e dalla possibilità che si manifestasse. Ne scaturì un grosso processo di purificazione e trasmutazione, difficilissimo e molto doloroso, grazie al quale ho potuto vedere quanta paura avessi di essere me stessa, di andare nel mondo illuminandolo e quanti meccanismi di auto-sabotaggio mettessi in atto per impedirmi di allinearmi con gli scopi della mia Anima. Capì che decidendo di aprirmi senza remore e responsabilmente a divenire un canale di qualcosa di assai più grande e saggio di me, l’Universo intero avrebbe cospirato perché potesse accadere. Allora, intesi che la nostra completa realizzazione interiore ed esteriore coincide con la capacità di comprendere e di adeguarci al Piano Divino. Mi fu chiaro che, focalizzandomi ancora sulla mia enorme paura, i miei dubbi, le insicurezze, i problemi e le difficoltà, stavo rinnegando me stessa e mi stavo scrollando di dosso la responsabilità di farmi carico della mia vita e della mia evoluzione. Dovevo sacrificarmi, cioè sacralizzare la mia decisione di pormi al servizio di uno Scopo Superiore e di offrire tutto il mio Percorso, le mie conoscenze, i miei doni e talenti al bene dell’umanità, senza preoccuparmi neanche per un istante di come ciò sarebbe avvenuto. Sentì che tutte le mie potenzialità sarebbero emerse se mi fossi permessa di consacrarmi a questo intento, se mi fossi permessa di non esistere più come individuo con la propria identità. Capì che avevo passato tutta la mia vita a cercare me stessa e che in realtà non esisto, perché posso essere solo nella misura in cui sono qualcosa di più grande di me, in nome dell’Amore, della Verità, del Bello e della Consapevolezza. 

Cammino con Fede.

Sia fatta la Tua Volontà, perché sono Tua serva

Amen